Debutta domani alle 20.30 al Teatro Massimo Adriana Lecouvreur con un cast di star. Si alternano nel ruolo della protagonista le dive Gheorghiu e Cedolins, sul podio Oren. Domenica 22 maxischermo e posti a 1 euro in piazza Verdi.
Un cast stellare per un’opera amatissima che sarà protagonista anche di un evento a piazza Verdi con il maxischermo in piazza. Adriana Lecouvreur del compositore Francesco Cilea, libretto di Arturo Colautti, tratto dalla commedia-dramma omonima di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé, debutta domani, venerdì 13 ottobre, alle 20.30 al Teatro Massimo di Palermo nell’allestimento del Teatro Sociale di Como, direttore il grande Daniel Oren, regista Ivan Stefanutti. E due dive che si alternano nel ruolo della protagonista: Angela Gheorghiu (che sarà in scena domani per la prima, e poi il 17 e il 22) e Fiorenza Cedolins (in scena nelle recite del 15, del 19, del 21). Importante anche il debutto nel ruolo di Michonnet del baritono palermitano Nicola Alaimo. Domenica 22, per la recita delle 17.30 (l’ultima) diretta sul maxischermo in piazza e posti a 1 euro, culmine di una due giorni che inizierà sabato 21, con la proiezione di opere e concerti.
L’opera, che il regista ambienta ai primi del Novecento, è ispirata alla storia vera della celebre cantante Adrienne Lecouvreur o Le Couvereur (1692-1730) e del suo amante Hermann Maurice (1696-1750), conte di Sassonia e maresciallo di Francia. Adrienne, dominatrice assoluta della Comédie Française nell’epoca dell’Illuminismo, musa e amante di alcuni degli uomini più in vista del tempo, morì improvvisamente a 38 anni per cause naturali ma la leggenda volle che fosse stata avvelenata per conto della duchessa di Boullion, altra amante di Maurice.
Così anche nell’opera la protagonista, celebre cantante che si esibisce all’Opéra di Parigi in un primo atto che è puro metateatro, muore alla fine dell’opera, avvelenata con un mazzo di violette. Il regista, Ivan Stefanutti, ambienta l’opera nella Belle époque, quando l’opera viene composta e poi rappresentata per la prima volta, al Teatro Lirico di Milano il 6 novembre 1902.
“Nel teatro leggero parigino – spiega il regista – spumeggiavano le stelle della Belle époque, come la Belle Otero, Cléo de Mérode e Lina Cavalieri. Nel teatro classico stavano per affacciarsi nuovi nomi come Eleonora Duse, Leda Gys, Francesca Bertini e Lyda Borelli. Trovo che Adriana assomigli molto più a queste ‘umili ancelle’ che a quelle effettivamente vissute nel ‘700. Una definizione della Borelli mi ha fatto pensare che una strada interessante era quella di ambientare l’opera nell’epoca in cui il teatro e il neonato cinema respiravano la stessa aria e le stesse emozioni. Un mondo ancora in bianco e nero fatto di forti contrasti. Anche il libretto mi suggeriva l’atmosfera di quegli anni, venata di decadentismo, che consentiva di vivere con estrema emotività tutte le vicende di amore e gelosia”.
Ecco quindi sulla scena due grandi dive che incarnano a perfezione il ruolo di Adriana, attrice all’apice della sua carriera, famosa e venerata dai suoi ammiratori. Angela Gheorghiu è considerata la più affascinante e dotata cantante dei nostri tempi, lanciata dalla piccola cittadina romena dov’è nata (Adjud) verso una carriera internazionale che l’ha portata nei più importanti teatri del mondo. Proprio con Adriana Lecouvreur ha celebrato nel 2017 i venticinque anni con la Royal Opera House di Londra e la centocinquantesima rappresentazione sul palcoscenico del Covent Garden.
Si alterna con lei nel ruolo la grande Fiorenza Cedolins, vincitrice nel 1995 del concorso lirico internazionale “Pavarotti International”, Premio Abbiati della Critica italiana che l’ha definita soprano simbolo della tradizione rinnovata del belcanto italiano e Premio Campoamor della critica spagnola. Dopo il debutto come Tosca a fianco del grande Luciano Pavarotti al Teatro dell’Opera di Philadelphia, ha sviluppato una grande carriera internazionale che l’ha vista protagonista nei più prestigiosi teatri d’opera e auditorium mondiali. Sul podio Daniel Oren, uno dei più grandi direttori di orchestra viventi, il quale iniziò la sua carriera appena tredicenne quando il grande Leonard Bernstein lo scelse nel 1968 come voce solista nei suoi Chichester’s Psalms in occasione dell’inaugurazione della Televisione di Israele; ma in realtà fu la madre a iniziare il giovane Daniel, ancora in tenera età, a una formazione musicale completa con lo studio non solo del pianoforte e violoncello, ma anche del canto, armonia e contrappunto. Da lì una grande carriera, passata dalla vittoria nel 1975 al concorso “Herbert von Karajan” riservato a giovani direttori d’orchestra e sempre unita alla sua interpretazione della musica come veicolo di pace e di tolleranza.
Come scrive Dario Oliveri nel programma di sala, Adriana Lecouvreur, diretta da Cleofonte Campanini e con Enrico Caruso nel ruolo di Maurizio di Sassonia, richiamò alla sua prima rappresentazione alcuni fra i nomi più importanti della cultura italiana, come Alberto Franchetti, Umberto Giordano, Ruggero Leoncavallo e Gabriele d’Annunzio. Venne replicata ben tredici volte, prima di iniziare il suo cammino verso i più importanti palcoscenici del mondo: da Amburgo, Barcellona e Lisbona fino a Bologna, Firenze, Genova, Ginevra, Napoli, Odessa, Varsavia, Verona e Trieste. Nel luglio 1903, Arturo Toscanini la diresse al Teatro de la Opera di Buenos Aires (di nuovo con Enrico Caruso) e poco dopo l’opera andò in scena anche al Covent Garden di Londra, a Città del Messico, al Cairo e ad Alessandria d’Egitto. Il debutto al Teatro Massimo di Palermo si svolse il 19 aprile 1904, con la direzione di Edoardo Mascheroni e alla presenza del compositore.
Per Enrico Caruso l’incontro con Cilea fu cruciale: con la sua opera L’Arlesiana, andata in scena nel 1897 con un’accoglienza controversa, si affermò completamente e iniziò la sua grande carriera internazionale. Per Cilea invece il mancato successo fu un colpo da cui si sarebbe ripreso con Adriana, composta tra il 1900 e il 1902, con la quale avrebbe avuto la notorietà internazionale a lungo attesa. La sua carriera volgeva comunque al termine, anche a causa di un’ “alterazione del sistema nervoso”. Nel 1913 partecipò e vinse il concorso di direttore del conservatorio di Palermo e, tre anni dopo, di quello di Napoli.