Domani alle 20.30 il Rach 2 con il pianista macedone Simon Trpčeski. Sul podio il direttore d’orchestra israeliano Asher Fisch. In programma pure la Quinta Sinfonia di Prokof’ev e Fonderia d’acciaio di Mosolov.
Lev Tolstoj, durante i loro incontri gli consigliava: “Scriva, io lavoro ogni giorno”. Il percorso psicoterapeutico praticato, trasporto sul pianoforte, sta alla base della composizione del Concerto n. 2 di Sergej Rachmaninov, celebre come Rach 2, in programma domani, giovedì 4 maggio alle 20.30, per la stagione sinfonica del Teatro Massimo di Palermo, con la direzione di Asher Fisch, direttore musicale israeliano che collabora regolarmente con i maggiori teatri europei e americani e con complessi sinfonici di prestigio. Al pianoforte, il macedone Simon Trpčeski, apprezzato non solo per la tecnica impeccabile e per la delicata espressività, ma anche per l’impegno a favore dell’immagine culturale del suo Paese.
Già incline allo scoraggiamento, Rachmaninov era sprofondato nella depressione per tre lunghi anni, durante i quali aveva sofferto disturbi del sonno e dell’appetito e si era ritrovato incapace di riprendere a scrivere. Il blocco creativo si dissolse nell’incontro con il medico Nikolaj Dahl, psicanalista appassionato di musica, fautore di una terapia che prevedeva anche il ricorso all’ipnosi: Rachmaninov poté scrivere il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra. Il secondo e terzo movimento furono eseguiti già il 15 dicembre 1900 in un concerto privato a Mosca, mentre la prima esecuzione ebbe luogo il 9 novembre 1901 nella Sala Filarmonica di Mosca, con la direzione dell’affermato Aleksandr Ziloti, cugino di Rachmaninov, e il compositore al pianoforte; la partitura del concerto venne dedicata a Dahl, senza il quale probabilmente non avrebbe visto la luce. Il Concerto in Do minore ha goduto fin da subito un grande successo, proprio per la sua profonda espressività, per l’impegno evidente che richiede al pianista senza ridursi mai a puro virtuosismo; e questo successo lo ha trasformato in una delle colonne sonore più apprezzate del cinema inglese e americano.
Ma il concerto di domani vede in programma anche un altro capolavoro, la Quinta Sinfonia di Prokof’ev. Composta nell’arco di un solo mese nell’estate del 1994, quando l’esercito russo mieteva vittorie contro la Germania, la Sinfonia op. 100 è una delle più riuscite del grande compositore. I due movimenti dispari e lenti, primo e terzo, hanno una struttura libera, mentre il secondo e il quarto, entrambi Allegri, rientrano nelle forme classiche della sinfonia. Un inizio bucolico affidato a flauto e fagotto, diviene più mosso, con flauto e oboe, che evocano la quiete più che i turbamenti della guerra.
Infine, in programma la composizione più famosa di Aleksandr Mosolov, Fonderia d’acciaio, che ritorna al Teatro Massimo, dopo le tre esecuzioni tra il 1943 e il 1947. Una composizione immersa in piena ottica futurista, sottotitolata “Musica di macchine”, e nata come prima parte della suite dal balletto Acciaio, composto per il Teatro Bol’soj, che non fu però mai presentato. Da qui, Mosolov ne trasse una suite in quattro movimenti che fu eseguita a Mosca nel 1927 in occasione del concerto per il decimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Una ripetizione meccanica iniziale, che imita i rumori di una fonderia, che va crescendo e modificandosi, mentre pian piano emerge e diventa più riconoscibile, tra sibili e stantuffi, un motivo trionfale affidato agli ottoni.